venerdì 20 giugno 2014

La mia Fulvia Coupé rallye 1,3 ero "vintaggissimo" anche da ragazzo.

 Con il nomignolo “leva lunga” gli appassionati raggruppano le Lancia Fulvia Coupé prodotte dal 1965 al 1970, che hanno appunto la leva del cambio lunga. Questo e altri particolari le distinguono dalle Coupé della seconda serie prodotte dal 1970 con più accessori e con sospensioni che le tengono più alte da terra perdendo qualcosa rispetto alla grazia assoluta delle “leva lunga”.
 Queste foto sono della mia Rallye 1,3 cofani e portiere in ALLUMINIO!
 Chi non è appassionato di auto d'epoca non può capire cosa si prova a guidare un automobile del 1968 in tempi moderni! Quando vivevo in Italia i ragazzi della mia età sbavavano per la Golf Terzo modello, io ci avrei CAGATO SOPRA!
 Con questa Fulvia ho fatto cose che rimarranno epiche! Una tenuta di strada senza eguali, il motore solo 1,3 comunque rendeva abbastanza e sul misto nessuno mi stava dietro!
 Con la Fulvia d'epoca ci andavo a FIGA e qualche "scimmia" mi diceva è una "Ferrari d'epoca" ^_^
Le donne non hai mai capito una mazza di motori, quelle dei tempi nostri poi pensavano solo alle Golf di Merda oppure alle AUDI A4, ma sui sedili in FINTA PELLE della Fulvia che si Ribaltavano e diventava un salotto me le sono TROMBATE TUTTE!
 La Berlina della Fulvia ERA UN CESSO, LA COUPE' SPETTACOLARE!
La Fulvia Coupé nacque nel 1965 dalla tradizione Lancia di affiancare alle berline le versioni sportive in collaborazione con i carrozzieri. Con la Fulvia la Casa inaugurò la procedura nuova di fare tutto da sola, dalla progettazione alla costruzione. Evidentemente considerò la possibilità di ridurre i costi e soprattutto di affrontare con tempestività una condizione critica. Per quanto fosse un’ottima automobile, la Lancia Fulvia berlina risentì più delle altre degli effetti della congiuntura economica del 1964, quando per la prima volta dagli anni ’50 le vendite delle auto nuove subirono un calo. La fascia di cilindrata fra i 1.000 cc e 1.500 cc fu la più colpita. Così, delle 124.745 auto immatricolate in meno rispetto al 1963 ben 11.885, pari al 9,5% del totale, appartenevano alla Lancia, la quale incideva sul mercato con un modesto 3,6%. In valori percentuali le cifre possono apparire modeste, ma in valore assoluto le Fulvia berlina invendute avevano un peso enorme.
 La definizione della veste estetica fu assegnata al designer Pietro Castagnero, coadiuvato da Aldo Castagno. Il primo fu “ il fantasista” che concepì lo stile, il secondo “l’uomo d’officina” che ridusse le utopie del creativo in termini producibili industrialmente. L’idea che accese l’inventiva di Castagnero fu quella dei motoscafi Riva, vanto italiano nella motonautica. Girando attorno a quest’idea immaginò il frontale a spigolo, le fiancate dritte e la coda convessa come nei motoscafi. Dall’elaborazione di diverse soluzioni arrivò a quella definitiva, alla quale poi con Castagno apportò gli adattamenti necessari per la costruzione con le attrezzature della Lancia. Il primo prototipo piacque subito ai dirigenti ed entrò in produzione con variazioni minime: il tetto un po’ più alto, i montanti posteriori più sottili e il profilo cromato sul perimetro della coda. Fra le peculiarità stilistiche, oltre ai richiami “nautici” del cofano a V in pianta e della coda convessa, si possono notare le ampie superfici vetrate laterali rese possibili rialzando il tetto ai lati con il motivo “a pagoda” della Mercedes 230 SL, la presa d’aria per la ventilazione dell’abitacolo presa anch’essa dalla Mercedes, il piano inclinato che raccorda la linea di cintura alla fiancata, infine la composizione dei doppi fari anteriori racchiusi insieme con la calandra in una cornice cromata dalla quale restano fuori con un effetto curioso gli indicatori di direzione.
 Con le vendite che andavano a gonfie vele, la Fulvia Coupé divenne un “must” per la clientela giovane e sportiva e ad un certo punto le eccezionali qualità del telaio la spinsero a chiedere più potenza. La risposta non si fece attendere, si chiamò Fulvia Coupé rallye 1,3. Debuttò nel 1967 con la cilindrata portata da 1.216 cc a 1.298 cc, due carburatori Solex C 35 PHH al posto dei Solex C 32 PHH, la testa con i condotti ridisegnati e un nuovo imcerchi pianto di scarico. La potenza salì a 87 CV e la velocità massima a 170 km/h. Per aumentare il diametro dei pistoni fu necessario stringere da 12°53’ 28” a 12°45’8” l’apertura della V formata dai cilindri per evitare interferenza fra le canne. Il motore 1300 siglato 818.302 non fu la sola novità del modello. Nella meccanica ci fu anche l’assale posteriore con le estremità in alluminio anziché in ghisa per ridurre le masse non sospese. L’alluminio debuttò anche nelle porte e nei cofani, facendo scendere il peso da 960 a 925 chili. Altre modifiche riguardarono lo specchio retrovisore esterno, l’aumento delle dimensioni di quello interno, l’impianto di aerazione e riscaldamento con i comandi a levette e la scritta sulla coda rallye 1,3, che oltre a distin- guere il modello ricordò le vittorie nei rallye che la versione da corsa HF otteneva a man bassa. La differenza di prezzo tra la normale e la rallye 1,3, di sole 85.000 lire, orientò la clientela sul nuovo modello. Non ottenne invece consensi l’aggiunta delle tre tinte metallizzate: rosa, azzurro e argento disponibili con supplemento di prezzo di 70.00 lire. Ciò è comprensibile se consideriamo il rosa, un po’ meno le altre tinte che di fatto rimasero sulla carta per scarsità della domanda.
 Il Volante Nardi originale, i "dadi" sullo specchio retrovisore interno, lo specchio esterno modello "Ferrari California cromato", l'autoradio dell'epoca, le chiavi accensione e perfino il portachiavi dell'epoca e nel vano cruscotto il porta documenti ORIGINALE concessionaria di Lancia di Verona.
 Sono sempre stato un perfezionista malato!
Questi carbutatori erano difficile da mettere in "sincronia", ci voleva la "colonetta di mercurio", i più vecchi di voi la conoscono...
Ma io andavo AD ORECCHIO!
CACCIAVITE E BRUMMMMMMMM
 L'ho Venduta ad un Tipo di Milano, era un appassionato vero, sono certo che ha fatto una "buona fine", ma era un tipo abbastanza "anonimo", sposato, giovane fuori dentro vecchio.
Quindi mi sa che di "chiavate" la cara Fulvia ne ha viste poche dopo di Martino...
 Mi manchi, o forse NO!
Diciamo che mi manca quell'epoca, quando ancora non ti mettevano dentro se bevevi un paio di Birre o facecevi i "freni a mano" intraversandoti sulle rotonde...


BY Retro Man Phuket
(All'epoca Martino)

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